Because you are The Queen and we are the world
Sarà per il nome (Elisabetta, come il mio), sarà per i suoi look, sarà per la sua aura di eternità che la circonda. Ma a me The Queen ha sempre affascinato. E quando domenica sera l’ho vista parlare alla sua Nazione mi sono detta: “qui la cosa è davvero seria”. Mentre Boris Johnson, il Primo Ministro britannico, seppur ricoverato in ospedale, resta al momento al comando del Governo, la Regina Elisabetta scende in campo per parlare alla sua Nazione. Lei, sovrana d’Inghilterra, intona un discorso ai suoi sudditi, a ragione definito “straordinario”. Rarissime, infatti, sono le sue apparizioni in tv, legate solitamente a momenti storici drammatici come ad esempio la guerra del Golfo o la morte di Lady Diana.
A 94 anni, protetta dalle mura del Castello di Windsor, è apparsa gigante, imperturbabile, untouchable come direbbero gli inglesi.
E forse, anzi sicuramente, condizionata dalla serie tv “The Crown” ho fantasticato provando ad immaginare tutti i retroscena di quel momento. Le consultazioni prima di andare in onda, il suo discorso visto e rivisto prima dell’approvazione, la scelta degli abiti e dei gioielli (mai casuale), le riverenze ossequiose delle sue dame di compagnia mentre la vestono e le sistemano i capelli, i suoi passi che riecheggiano sul pavimento delle infinite stanze del Castello mentre percorre la distanza che la separa da quella poltrona dove si siederà per parlare al suo popolo. Ecco: questo è un classico esempio di come una serie televisiva riesca a creare un’empatia tale da avere la sensazione di conoscere quel personaggio (in questo caso ispirato proprio alla Regina Elisabetta II), di capirne le dinamiche, di condividerne le emozioni.
ps: sicuramente la nostra Anna Impedovo nella sua rubrica Ciak si gira! potrebbe meglio spiegarvi quello di cui sto parlando e a lei rimando un’analisi più approfondita.
Il discorso della Regina Elisabetta del 5 aprile 2020
Quattro minuti di discorso per ringraziare il personale sanitario, per esaltare le doti di autodisciplina dei britannici, per invitare all’unità. La Regina parla inoltre di “separazione dai propri cari” come la scelta più giusta da fare.
Con il tono che solo lei sa usare e con quel suo muovere quasi accennato delle labbra mi colpisce soprattutto quando definisce questo momento storico che stiamo vivendo come “un’opportunità per rallentare, mettere in pausa e riflettere”. Ascoltando quella frase ho avvertito forte la sensazione che quel discorso fosse un po’ rivolto a tutti noi, a tutti i cittadini del mondo. Mi sono sentita non cittadina italiana, non svizzera, non britannica, ma cittadina della Terra.
Noi, cittadini del mondo
Pensateci: forse per la prima volta nella Storia tutti contemporaneamente, senza distinzione di alcun genere, stiamo vivendo e affrontando e combattendo la stessa emergenza. Metà della popolazione mondiale oggi vive in quarantena: 3,9 miliardi di persone in condizioni di lockdown, che sia isolamento obbligatorio, consigliato o coprifuoco. E con i media di tutte le nazioni alle prese con la stessa agenda di notizie. Gli aerei non popolano più i nostri cieli. Le persone non viaggiano. E’ come se avessimo abbassato il volume del nostro Pianeta e stessimo sussurando invece di urlare come sempre.
Roba che a pensarci mi vengono i brividi. E mi fa anche un pò commuovere. Perché sì, siamo tutti distanti, ma uniti nella stessa lotta ad un nemico comune.
In questo istante, mentre scrivo, mentre mi leggete, We are the world.
E, come dice The Queen: “torneranno giorni migliori, saremo di nuovo con i nostri amici, saremo di nuovo con le nostre famiglie, ci incontreremo di nuovo”. E quando lo faremo, aggiungo io, non dovremo più dimenticarci di questi giorni in cui ci siamo sentiti un unico popolo senza confini, seppur chiuso nei propri confini.